Lagerpurim
OFFICINE DELLA CULTURA in collaborazione con CENTRALE PRODUZIONI
con il contributo della REGIONE TOSCANA
LAGERPURIM
drammaturgia di Laura Forti ed Enrico Fink
con Enrico Fink
e con
Massimo Ferri (Yankel, il direttore del teatro)
Stefano Bartolini (Mendel, il sassofonista)
Arlo Bigazzi (Zalman, il bassista)
progetto luci e realizzazioni video Teo Paoli
con la partecipazione di Sivia Baccianti, Lavinia Rosso e Alessandro Mazzoni.
regia sonora Azzurra Fragale
luci Damanio Salis
regia di Laura Forti
E’ il 1944, siamo a Dachau. E’ il giorno di Purim, la festa ebraica che parla della rivincita del popolo di Israele sul perfido Haman, il consigliere del re persiano Assuero, ad opera della regina Esther e di suo zio Mordechai. Nel giorno di Purim ci si traveste, si balla, si festeggia in un folle carnevale questo momento di vita, di riscatto e di salvezza. Itzik è nel lager, non ha più voglia di ricordare, è ridotto a un numero, a una “bestia senza sogni”. Proprio quel giorno, quando sta per cedere al freddo e agli stenti, gli si materializza davanti, in una specie di incubo allucinato, la sua vita di prima, quando era un attore in un teatro di Varsavia e con il suo gruppo recitava un Purismpil, uno spettacolo sulla vicenda di Esther e della vittoria del suo popolo. Guidato da Yankel, spirito-guida, Itzik, dapprima riluttante, si lascia condurre a rivivere il suo passato, in un gioco crudele e liberatorio di ricostruzione. Il confronto con i temi di libertà, di rivincita, di ordine capovolto che costituiscono l’essenza di Purim, da una parte riaccende in lui la speranza di sopravvivere, di avere la meglio sugli aguzzini, dall’altra lo rimette in contatto con le sue perdite, con il dolore, con la sua umanità che sembrava perduta.
Ma forse proprio aver ritrovato se stesso, essere uscito dalla spersonalizzazione a cui è stato condannato è il vero gesto di trasgressione, di dignità, che ha la meglio sull’odio degli assassini che vorrebbe annientarlo.
Uno spettacolo in cui il piano della realtà e quello dell’immaginazione si intrecciano continuamente, dove le
figure della storia biblica offrono lo spunto per un confronto con la tragedia della storia, dove, in un gioco d’ombre, tra nostalgia e volontà di resistere, di tramandare memoria e senso, il protagonista riesce ad evadere dalla sua prigione, almeno con la fantasia, nello spazio di un ricordo.