“L’archivio delle meraviglie: le stagioni di prosa del Teatro Donizetti”, l’iniziativa in streaming curata da Maria Grazia Panigada, Direttrice Artistica della Stagione di Prosa e di Altri Percorsi della Fondazione Teatro Donizetti, si conclude con Occident Express, spettacolo scritto da Stefano Massini e interpretato da un’intensa Ottavia Piccolo insieme ai solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo – Gianni Micheli (clarinetti e fisarmonica), Massimo Ferri (oud, cümbüs, bouzouki, chitarra), Luca Roccia Baldini (basso e contrabbasso), Mariel Tahiraj (violino), Leidy Natalia Orozco Rodriguez (viola), Mariaclara Verdelli (violoncello), Massimiliano Dragoni (salterio e percussioni). Andato in scena con grande successo al Creberg Teatro nel novembre 2018, nell’ambito della Stagione di Prosa del Teatro Donizetti, Occident Express sarà visibile gratuitamente da venerdì 14 (ore 18) a domenica 16 maggio (ore 24) sul canale Vimeo della Fondazione Teatro Donizetti (https://vimeo.com/teatrodonizetti). Durata 1 ora e 40 minuti. Musiche di Enrico Fink. Disegno luci di Alfredo Piras. Produzione Teatro Stabile dell’Umbria e Officine della Cultura. Per l’occasione Ottavia Piccolo ha realizzato un breve video di presentazione.
Occident Express racconta la tragica vicenda di Haifa, un’anziana donna di Mosul che nel 2015 si mise in fuga insieme alla nipotina di 4 anni percorrendo in tutto 5.000 chilometri, attraverso la cosiddetta “rotta dei Balcani”. Occident Express è la cronaca del suo viaggio. È il diario di una fuga. È l’istantanea su un inferno a cielo aperto. Ma soprattutto è una storia vera, un piccolo pezzo di vita vissuta che compone il grande mosaico dell’umanità in cammino. Occident Express è un frammento del nostro tempo. Dalle terre aride di Hulalyah, nel nord dell’Iraq, risalendo l’Europa fino ai ghiacci del mar Baltico, Haifa strappa con i denti una tappa dopo l’altra, ogni volta morendo, ogni volta nascendo, ogni volta scoprendo qualcosa degli altri e di sé. Un’odissea del Terzo Millennio. Un racconto spietato fra parole e musica, senza un solo attimo di sosta: la terribile corsa per la sopravvivenza.
«Conobbi la storia di Haifa Ghemal nel marzo 2016» – racconta Stefano Massini – «Un importante quotidiano europeo mi propose di scrivere un pezzo sul suo viaggio al tempo stesso agghiacciante e formidabile. Il contatto con questa cronaca fu in effetti impressionante: un concentrato inaudito di violenza, tenerezza, terrore e umanità, in un crescendo senza fine. Trovai che nella storia di questa anziana donna ci fosse molto del nostro tempo: la gratuità del male, l’onnipotenza del danaro, l’irrompere sulle nostre strade di una forza incontrollabile per lungo tempo sconosciuta all’occidente: la lotta per la vita. Haifa si mise in viaggio con niente di più che una bambina al collo, intercettando sul suo cammino le esistenze di altri forzati nomadi del 2015, in primo luogo i figli di un pastore e una ragazza sfregiata, tutti come lei sospesi come a un filo su un abisso ingordo. E come nei grandi cicli epici, anche in questa storia si guarda più volte in faccia la morte, al punto da imparare perfino a conoscerla, trovando nei suoi agguati la cifra – segreta eppure esplicita – della bestialità umana».
«Dalla storia di Haifa Ghemal ho tratto quindi questo racconto, trattando la realtà dei fatti come un terreno fertile da cui far sorgere la pianta verde di un’epica moderna. Come i cantastorie di un tempo, ho usato la cronaca per costruirvi sopra un edificio, affinché una piccola storia divenga il paradigma di un’epoca intera. La mitologia è questo, in fondo. E il viaggio di Haifa si aggiunge, credo, a quella lista di miti davanti a cui ogni Omero chinerebbe la testa: sono leggende già pronte, impossibile non dargli forma scritta», aggiunge lo scrittore e drammaturgo.
«”Rimandiamoli a casa loro”, “aiutiamoli nel loro paese”, “che ci vengono a fare qui?” Per rispondere a chi fa affermazioni del genere, voglio raccontare questa storia. Mi aiuta a non voltare la testa dall’altra parte. Mi metto in cammino con Haifa e dopo non sarò più la stessa», raccontava prima del debutto bergamasco Ottavia Piccolo, che in Occident Express offre una delle prove più coinvolgenti della sua lunga carriera di attrice.