Officine della Cultura presenta
Z GENERATION MEETS THEATRE
Teatro Pietro Aretino – Arezzo
Argot Produzioni, Teatro Eliseo, Nest Napoli Est Teatro
NON PLUS ULTRAS
di Adriano Pantaleo, Gianni Spezzano
con Adriano Pantaleo
drammaturgia e regia Gianni Spezzano
scene Vincenzo Leone
costumi Giovanna Napolitano
luci Giuseppe Di Lorenzo
contributi multimediali e foto di scena Carmine Luino
assistente alla regia Raffaella Nocerino
collaborazione alla drammaturgia Adriano Pantaleo
organizzazione Carla Borrelli
produzione Argot Produzioni, Teatro Eliseo, Nest Napoli Est Teatro
in collaborazione con La Corte Ospitale
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Ingresso
Intero: € 10,00 – Ridotto*: € 8,00 – Ridotto under 30: € 5,00
*Le riduzioni vengono applicate a: over 65 anni, abbonati teatri Rete Teatrale Aretina
Info e prevendite ad Arezzo
info teatro Officine della Cultura tel. 338 8431111
Officine della Cultura via Trasimeno 16, tel. 0575 27961 con orario dal lunedì al venerdì 10:00 > 13:00 e 15:30 > 18:00
Teatro Petrarca Via Guido Monaco, 12, tel. 0575 1739608 con orario mercoledì, giovedì e venerdì 17:30 > 19:30
Prevendite
Circuito BoxOfficeToscana e TicktOne
Biglietteria
Il giorno di spettacolo presso il Teatro, apertura un’ora prima dell’evento
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«Il modello di vita dell’Italia non può essere e non sarà mai quello degli ultras violenti degli stadi di calcio, estremisti
travestiti da tifosi. Lo sport è un’altra cosa.» Dice Sergio Mattarella, durante il messaggio del Presidente della Repubblica
agli Italiani del 2018.
Qual è il modello di vita degli Ultras? Attraverso un’indagine teatrale durata quattro anni, abbiamo cercato di dare una risposta a questa domanda. Il modello di vita degli Ultras si racchiude in una sola parola: Mentalità. Dunque,
cos’è la Mentalità? È una filosofia di vita basata su delle regole non scritte ma condivise tacitamente da tutti gli Ultras. L’impianto drammaturgico dello spettacolo procede alla scoperta di questo codice etico e comportamentale svelandone i pregi e i limiti.
Ciro cerca di conquistare la dolce Susanna, figlia del temuto capo Ultras Biagio ‘O Mohicano. La sua strategia
è semplice: riuscire ad introdursi nel mondo della curva e conquistare la benedizione dal padre della ragazza. Ciro nel tentativo di sedurre resta sedotto, completamente catturato da quella mentalità che sembra dare un senso alla sua vita piatta e monotona che ha sempre detestato. Però. Cosa vuol dire essere un Ultras? Che responsabilità porta? Che legame corre tra lo stato civile e il movimento Ultras? Che costi ha essere un ultras?
Non Plus Ultra, ovvero «non più oltre», la scritta che Ercole incise, sulle colonne omonime, per stabilire il limite al quale l’uomo aveva accesso. Qual è questo limite? Ciro lo scoprirà, a sue spese.
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Dal latino “non plus ultra” che vuol dire “non più oltre”, coniato, seconda la leggenda, da Ercole, che lo scrisse in prossimità delle colonne omonime, stabilendo il limite al quale l’uomo poteva avere accesso. Quali sono i nostri limiti oggi? Da chi ci vengono imposti? Qual è il limite tra la libertà, di espressione, di aggregazione, di rappresentanza, e il vivere socialmente accettabile?
Martedi 24 giugno 2014 alle ore 6.00 il cuore di Ciro Esposito, il tifoso del Napoli di 28 anni ferito il 3 maggio da un tifoso romanista, mentre si avviava allo stadio Olimpico per assistere all’incontro Napoli-Fiorentina, ha smesso di battere. Il giovane ragazzo è spirato al policlinico Gemelli dopo 52 giorni di agonia e dopo aver subito sei interventi chirurgici. E all’indomani della scomparsa del giovane supporter partenopeo che inizia il nostro lungo percorso di avvicinamento al mondo Ultras.
Il progetto Non Plus Ultras è un progetto d’indagine teatrale che nasce dall’esigenza di comprendere i meccanismi di uno dei più grandi fenomeni di aggregazione sociale degli ultimi 50 anni: le tifoserie calcistiche, nello specifico il fenomeno Ultras. Durante il nostro percorso ci siamo resi conto che esiste un divario significativo tra la percezione mediatica delle tifoserie, spesso agglomerate nel contenitore “Violenza negli stadi”, e le convinzioni personali, o di gruppo, degli Ultras. Per avere un quadro più preciso del fenomeno abbiamo deciso di entrare in contatto diretto con alcuni Ultras delle tifoserie più consolidate d’Italia.
Questi incontri ci hanno permesso di guardare più da vicino un mondo che ci appariva del tutto sfocato. Nei toni di voce, nelle espressioni, negli occhi vibranti di quelle persone abbiamo compreso con maggiore profondità il lato emotivo di tutta la faccenda. Nei libri o nei video questo aspetto purtroppo non riesce a venire fuori e crediamo che in fondo sia l’elemento più esplicativo di un qualcosa che giudichiamo come assurda, fuori di testa.
Questa totale mancanza di conoscenza diretta esiste perché, come abbiamo avuto modo di capire, l’Ultras è contro la stampa, nutre un odio profondo per i giornalisti, che fanno del sensazionalismo un’arma con cui colpire le tifoserie. Lo Stato è visto come un padrone che vuole controllarti, il resto dei cittadini come degli schiavi che accettano la sottomissione e si prostrano davanti a sua maestà il potere. In questo eterno riscatto verso la società dei padroni si instaurano una serie di regole non scritte che prendono il nome di ‘Mentalità’.
La Mentalità è una filosofia di vita, che non va solo applicata nel momento in cui si vestono i colori dell’Ultras, ma quotidianamente. Nessuno è costretto a prendere parte ad uno scontro e il vero Ultras non attacca un tifoso ‘normale’, ma va
in cerca di un altro Ultras che la pensa come lui. Altra regola è non rubare. Un’altra ancora è non utilizzare lame negli scontri.
Gli Ultras non sono filosocietari, filogiocatori, vincere a tutti i costi non è sempre necessario, che la società compri il top
player del momento non è di nessuna importanza.
“La cosa più importante è che i giocatori si sudino la maglia, che corrano in campo e onorino la città”.
Dopo circa tre anni di intense ricerche in cui siamo riusciti ad intervistare esponenti di spicco di diverse curve italiane ma
anche i loro legali, le madri, le mogli ed i familiari di alcuni di di loro, dal punto di vista artistico abbiamo deciso di raccogliere tutti i materiali e stabilire un plot narrativo in cui far confluire tutte queste informazione cosi da far emergere, attraverso la nostra storia, tutte le sfaccettature del Mondo Ultras.
Uno degli aspetti che più ci ha colpito è proprio quello della doppia vita. Siamo soliti immaginare gli Ultras come un manipolo
di criminali ed avanzi di galera ma spesso non è cosi. Nelle nostre ricerche ci siamo imbattuti frequentemente in impiegati, operai, studenti, professionisti ed imprenditori, tutte persone “normali” che conducono una vita normale, da Lunedì a Venerdì, per poi recarsi il week end allo stadio, in curva e fuori gli impianti sportivi, per liberare il Mr. Hyde che è in loro, in difesa di qualcosa in cui si crede come ad una fede. Una sorta di Fight Club reale.
Officine della Cultura presenta
Z GENERATION MEETS THEATRE
Teatro Pietro Aretino – Arezzo
Compagnia Fettarappa Sandri / Guerrieri
APOCALISSE TASCABILE
Ideato e scritto da Niccolò Fettarappa Sandri
Regia di Niccolò Fettarappa Sandri e Lorenzo Guerrieri
Con Niccolò Fettarappa Sandri e Lorenzo Guerrieri
Collaborazione tecnica e artistica Cesare Del Beato
Con il sostegno di Carrozzerie N.o.t
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INGRESSO
Intero: € 10,00 – Ridotto*: € 8,00 – Ridotto under 30: € 5,00
*Le riduzioni vengono applicate a: over 65 anni, abbonati teatri Rete Teatrale Aretina
INFO E PREVENDITE
info teatro Officine della Cultura tel. 338 8431111
Officine della Cultura via Trasimeno 16, tel. 0575 27961 con orario dal lunedì al venerdì 10:00 > 13:00 e 15:30 > 18:00
PREVENDITE
Circuito BoxOfficeToscana e TicktOne
BIGLIETTERIA
Il giorno di spettacolo presso il Teatro, apertura un’ora prima dell’evento
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Senza alcun preavviso, Dio compare in un supermercato in periferia di Roma per annunciare la fine del mondo. A prenderlo sul serio c’è solo un giovanotto amorfo e sfibrato, da allora fatalmente destinato ad essere il profeta della fine dei tempi. Accompagnato da un angelo dell’Apocalisse, il giovane apostolo si fa strada nell’abisso peccaminoso della città romana, per annunciare ai suoi abitanti la loro imminente fine. Il progetto apocalittico voluto da Dio sembra però fallire: la triste notizia annunciata non sembra affatto scuotere chi già si dedica alla propria quotidiana estinzione.
Apocalisse Tascabile è un atto unico eroicomico che con stravaganza teologica ricompone l’infelice mosaico di una città decadente e putrefatta, specchio di una defunta condizione umana.
Lo spettacolo tratta della fine del mondo vista da svariate prospettive, tra le quali preponderante è quella di due giovani “scartati”, liquidati e messi all’angolo perché inutili. La fine del mondo è allora per loro quasi un’occasione di vendetta, una rivincita presa sull’indifferenza subita. Il cambiamento è così incarnato dall’annuncio profetico di questi due smaliziati apostoli under 30 che portano sulla scena con autoironia la rabbia di una generazione esclusa, così giovane e già così defunta.
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Z GENERATION MEETS THEATRE
Teatro Pietro Aretino – Arezzo
Marta Cuscunà
È BELLO VIVERE LIBERI!
un progetto di teatro civile per un’attrice, 5 burattini e un pupazzo
ideazione, drammaturgia, regia e interpretazione Marta Cuscunà
oggetti di scena Belinda De Vito
luci e audio Marco Rogante
disegno luci Claudio “Poldo” Parrino
co-produzione Operaestate Festival Veneto
Cura e organizzazione Etnorama
Distribuzione Jean- Francois Mathieu
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INGRESSO
Intero: € 10,00 – Ridotto*: € 8,00 – Ridotto under 30: € 5,00
*Le riduzioni vengono applicate a: over 65 anni, abbonati teatri Rete Teatrale Aretina
INFO E PREVENDITE
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BIGLIETTERIA
Il giorno di spettacolo presso il Teatro, apertura un’ora prima dell’evento
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Ispirato alla biografia di ONDINA PETEANI Prima Staffetta Partigiana d’Italia Deportata ad Auschwitz N. 81 672.
È bello vivere liberi! è uno spettacolo per riappropriaci della gioia, delle risate, delle speranze dei partigiani che sono state soffocate dallo sterile nozionismo. È uno spettacolo per riscoprire l’atmosfera vitale e vertiginosa di quel periodo della nostra storia in cui tutto sembrava possibile. Per questo È bello vivere liberi! è dedicato a tutti quelli che l’antifascismo l’hanno studiato solo sui libri di scuola, perché anche per loro la Resistenza diventi “festa d’aprile!”.
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Z GENERATION MEETS THEATRE
Teatro Pietro Aretino – Arezzo
PsicopompoTeatro
FARSI FUORI
con Luisa Merloni e Marco Quaglia
voce Alessandra di Lernia
disegno luci Marco Gaurrera
scenografie Gianluca Moro
collaborazione artistica Fiora Blasi
assistente alla regia Cristiano Demurtas
testo e regia Luisa Merloni
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INGRESSO
Intero: € 10,00 – Ridotto*: € 8,00 – Ridotto under 30: € 5,00
*Le riduzioni vengono applicate a: over 65 anni, abbonati teatri Rete Teatrale Aretina
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BIGLIETTERIA
Il giorno di spettacolo presso il Teatro, apertura un’ora prima dell’evento
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Cosa accadrebbe se oggi piombasse l’Arcangelo Gabriele davanti a una donna di circa 40 anni, una donna emancipata, magari proprio un’artista del contemporaneo? E se la donna in questione dicesse “ci devo pensare”? È quello che accade in FARSI FUORI, dove l’Arcangelo arriva a interrompere l’inizio dello spettacolo con la sua famosa Annunciazione. Il dialogo tra la donna e l’angelo diventa un viaggio attraverso gli stereotipi sulla maternità e la difficoltà delle donne di scegliere liberamente.
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Z GENERATION MEETS THEATRE
Teatro Pietro Aretino – Arezzo
Cantiere Artaud
L’ECO DELLA FALENA
scene e regia Ciro Gallorano
con Sara Bonci, Davide Arena
disegno luci Federico Calzini, Ciro Gallorano
foto di scena Valentina Gnassi
residenze artistiche
Teatro Comunale Di Bucine / Diesis Teatrango Compagnia Teatrale, Teatro Verdi Monte San Savino / Officine della Cultura, MiBACT – Regione Umbria – CURA – Centro Teatrale Umbro
con il sostegno di Regione Toscana – Settore Spettacolo; MiBACT e di SIAE, nell’ambito del programma “Per Chi Crea”
spettacolo vincitore Bando Opera Prima 2020, finalista Direction Under 30 2020, Selezione In-Box 2021, finalista CrashTest Teatro Festival 2021
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INGRESSO
Intero: € 10,00 – Ridotto*: € 8,00 – Ridotto under 30: € 5,00
*Le riduzioni vengono applicate a: over 65 anni, abbonati teatri Rete Teatrale Aretina
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info teatro Officine della Cultura tel. 338 8431111
Officine della Cultura via Trasimeno 16, tel. 0575 27961 con orario dal lunedì al venerdì 10:00 > 13:00 e 15:30 > 18:00
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Circuito BoxOfficeToscana e TicktOne
BIGLIETTERIA
Il giorno di spettacolo presso il Teatro, apertura un’ora prima dell’evento
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“Il lavoro L’eco del la falena della promettente compagnia Cantiere Artaud riflette, invece, su un altro modo di intendere la temporalità, più paradossa le e sfidante, ma proprio per questo anche più interessante.” (Il riverbero del tempo, Enrico Piergiacomi, Gagarine Magazine)
L’eco della falena è una ricerca sul tempo come ricordo, memoria felice dell’infanzia, memoria traumatica, che si fa assenza e mancanza, un tempo che scorre e porta via le persone care, che cura e invecchia il corpo, che trasforma le azioni in abitudine, un tempo che vorremmo possedere con violenza, gestire, ma che scivola dalle mani e si fa spesso paura del futuro in quanto ignoto. Anime in attesa, ispirate alla vita e alle opere di Virginia Woolf, si materializzano in scena svelandoci la loro melanconica natura.
Nei suoi testi la scrittrice britannica entra spesso in conflitto con l’entità tempo e si confronta con questo elemento meschino che deteriora i suoi personaggi dal punto di vista emotivo e fisico. In Gita al faro il tempo agisce in maniera inesorabile, morte e consunzione di uomini e oggetti fanno da sfondo al desiderio di raggiungere il faro visto come elemento di luce, di salvezza, di verità. Il tempo nelle opere della Woolf è anche inteso come estensione dell’attimo, in Mrs Dalloway viene descritto tutto d’un fiato un solo giorno. L’autrice riesce anche a prendersi gioco del tempo e a trattarlo con ironia in Orlando, in cui un solo personaggio attraversa i secoli e più vite. Infine, l’autrice scrive un romanzo in cui il protagonista assoluto è il tempo, Le onde, che ripercorre le storie di sei personaggi amici dall’infanzia nell’arco di tutta la loro vita.
Nonostante i riferimenti letterari, non ci sono personaggi né storia, ma figure e un luogo. Una donna ci guida nei meandri della sua camera, che sta a rappresentare il suo mondo interiore. Sul fondo della stanza ci sono due grandi porte chiuse, che rappresentano il futuro, uno spazio tempo sospeso che ci invita a immaginare che cosa ci sia oltre. La donna è incapace di aprirle, forse per paura di ciò che non conosce, ma le porte si apriranno per portare alla luce la memoria. In scena ci sono pietre, strumento di punizione ma anche simbolo della costruzione, e acqua, sorgente di vita ma anche elemento di morte (Virginia Woolf si è suicidata annegandosi nel fiume Ouse) che con il tempo corrode e arrugginisce gli oggetti. L’obiettivo è evocare un clima, far identificare lo spettatore in un gesto, una parola, una musica o un rumore.
L’uomo è l’unico essere vivente che avverte e misura il tempo, ascolta i rintocchi dell’orologio e da essi è condizionato a volte paralizzato, pertanto ha terribilmente paura di non essere in tempo La nostra mente è ancorata a esso e spesso viviamo soltanto di passato (memoria) e anticipazioni (futuro). La più grande difficoltà è vivere il presente. Il nostro tempo diventa presente nel momento finale, in cui si esce definitivamente da esso. Per arrivare chissà a un’altra percezione temporale, quella dell’eternità. Per Aristotele il tempo è qualcosa di quantificabile, di numerabile. Per Sant’Agostino il tempo varia a seconda della nostra anima e l’atteggiamento della nostra anima risiede nella memoria, ossia nel passato, e misuriamo il nostro futuro in base all’attesa. Per Heidigger il tempo è connesso alla finitezza dell’uomo e non è mai presente ma è sempre il tempo dell’avvenire (Essere e tempo). Per Hegel il tempo si fa intuito e l ‘uomo ne avverte lo scorrere grazie alla propria coscienza (Encyklopädie der philosophisch en Wissenschaften im Grundrisse).
Lo spettacolo è il primo capitolo di una Trilogia, il cui secondo capitolo sarà ispirato alla vita e alle opere di Ingmar Bergman e l’ultimo all’opera di Proust.
Controcanto Collettivo
SETTANTA VOLTE SETTE
ideazione e regia Clara Sancricca
con Federico Cianciaruso, Riccardo Finocchio, Martina Giovanetti, Andrea Mammarella, Emanuele Pilonero, Clara Sancricca
voce fuori campo Giorgio Stefanori
scenografia Controcanto Collettivo con Antonia D’Orsi
costumi Francesca Di Giuliano
disegno luci Cristiano Di Nicola
organizzazione Gianni Parrella
in coproduzione con Progetto Goldstein
con il sostegno di Straligut Teatro, Murmuris, ACS – Abruzzo Circuito Spettacolo, Verdecoprente Re.Te. 2017
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Settanta volte sette racconta la vita di due famiglie i cui destini s’incrociano in una sera. Racconta del rimorso che consuma, della rabbia che divora, del dolore che lascia fermi, del tempo che sembra scorrere invano. Eppure racconta anche la possibilità che il dolore inflitto e il dolore subito parlino una lingua comune, che l’empatia non sia solo un’iperbole astratta e che l’essere umano, che conosce il contagio del riso e del pianto, dietro la colpa possa ancora riconoscere l’uomo.
Lo spettacolo affronta il tema del perdono e della sua possibilità nelle relazioni umane. Nella sua gloriosa storia questo concetto sembra essere giunto ad un inglorioso epilogo, che lo vede soccombere alla logica – attualmente vincente – della vendetta. Un tempo ritenuto il punto di arrivo di un percorso destinato a pochi spiriti eletti, appare oggi, nell’opinione comune, come il rifugio dei più codardi e la scappatoia dei meno arditi, in una società che riconosce e accorda alla vendetta il primato nella risoluzione dei torti e dei conflitti. Chi perdona sembra sminuire il torto, giustificare l’offesa, mancare di rispetto alla vittima, farsi complice del colpevole.
Cantiere Artaud
L’ECO DELLA FALENA
Scene e regia Ciro Gallorano
Con Sara Bonci e Filippo Mugnai
Disegno luci Federico Calzini, Ciro Gallorano
Tecnico del suono Francesco Checcacci
Residenze artistiche Teatro Comunale di Bucine/Diesis Teatrango, Teatro Verdi di Monte San Savino/Officine della Cultura
Con il sostegno del MiBACT e di SIAE, nell’ambito del programma “Per Chi Crea”
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L’eco della falena è una ricerca sul concetto di tempo, un tempo come ricordo, memoria felice dell’infanzia, memoria traumatica, che si fa assenza e mancanza, un tempo che scorre e porta via le persone care, un tempo che invecchia il nostro corpo, che cura tutto, che trasforma le azioni in abitudine, un tempo che vorremmo possedere con violenza, gestire, ma che scivola dalle mani e si fa spesso paura del futuro in quanto ignoto.
Figure esili, ispirate alla vita e alle opere di Virginia Woolf, si materializzeranno in scena mostrandoci la loro ferita più segreta e svelandoci la loro solitaria e tormentata bellezza
Psicopompoteatro
FARSI FUORI
con Luisa Merloni e Marco Quaglia
voce Alessandra Di Lernia
disegno luci Marco Gaurrera
scenografie Gianluca Moro
collaborazione artistica Fiora Blasi
assistente alla regia Cristiano Demurtas
testo e regia Luisa Merloni
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Farsi fuori nasce da una semplice domanda: siamo la prima generazione che sceglie davvero se essere madre o no? E come si arriva a questa scelta? In che termini viene posta la domanda? Sono partita da una situazione paradossale. Cosa accadrebbe se una donna di oggi, moderna ed emancipata, magari proprio un’artista contemporanea, si trovasse di fronte all’arcangelo Gabriele venuto per farle l’Annunciazione? In una società che vede forse per la prima volta una generazione di donne ritardare sempre più la scelta di diventare madri, la maternità, come scelta, come dovere, torna ad essere tema discusso e controverso nonchè un nodo nevralgico dove si scontrano spesso visioni differenti sulla vita, la religione, la spiritualità. Il testo parte da questo humus e lo sviluppa in una chiave comica, dove la comicità, che spesso si nutre di contrasti, illumina il conflitto senza volerlo risolvere. Femminismo è una parola che sta tornando alla ribalta del dibattito pubblico. Sempre, irriducibilmente scomoda. Eppure è nel solco del pensiero femminista che troviamo queste parole: margine, eccentrico, nomade. Parole che richiamano un fuori, un luogo vicino ma altro, radicalmente altro, sempre in trasformazione, un luogo che non esiste, se non siamo noi a farlo esistere. Farsi fuori, dunque, per non essere fatte fuori, anche. È un’operazione difficile, ad alto rischio, che può essere continuamente scambiata con “farsi da parte”. Si tratta di ripartire sempre da una scomodità, da questo fuori impossibile, non per fare di questa posizione un dogma o un ghetto, appunto, ma proponendola come prospettiva privilegiata di complessità, dove possono coesistere anche in tensione tra loro, i diversi punti di vista critici sulle problematiche di genere. Farsi fuori è anche, come spesso succede in teatro, frutto di incontri, come quello con l’attore Marco Quaglia, in diversi spettacoli realizzati da Psicopompoteatro, e del comune desiderio di cercare insieme nuovi spazi per il comico nel teatro contemporaneo.
BELLA BESTIA
di e con Francesca Sarteanesi e Luisa Bosi
realizzato in collaborazione con Armunia – Festival Inequilibrio Castiglioncello
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La Bella Bestia un giorno arriva e si piazza lì. Attraversa le città, ferma il tempo e inverte i giorni. Decide lei quali saranno le feste comandate. Decide lei. Ti prende per mano e ti accompagna passo passo laggiù in quel posticino che avevi sentito dire, ma che non avevi mai visto. Prende le parole, gli cambia significato. Si nasconde, ricompare e non ti dà pace. La Bella Bestia disabitua. È un grande incendio la Bella Bestia. È una fiamma che certe volte stai solo a guardare, certe altre ce l’hai addosso e non cerchi neanche l’acqua per spegnerla, perché quel calore improvviso ti piace. È il bordo, è il ciglio, è quel punto dove ti conviene restare per non dover decidere se tornare indietro o andare avanti. La Bella Bestia ti fa scordare che se piove ti devi riparare. Ti ci affezioni, cerchi di addomesticarla ma un giorno gira la testa all’improvviso e ti porta via una mano. E tu la carezzi con l’altra.
-> Ore 18 incontro con la compagnia e presentazione della rassegna Z Generation meets Theatre
Teatro Petrarca – Arezzo
Jan Fabre
THE NIGHT WRITER – Giornale notturno
Testo, scene e regia Jan Fabre
Con Lino Musella
Musica Stef Kamil Carlens
Drammaturgia Miet Martens, Sigrid Bousset
Traduzione Franco Paris
Direzione tecnica Geert Van der Auwera
Direzione di produzione Gaia Margherita Silvestrini
Produzione Troubleyn/Jan Fabre e Aldo Grompone e FOG Triennale Milano Performing Arts / LuganoInscena-LAC / Teatro Metastasio di Prato / TPE – Teatro Piemonte Europa / Marche Teatro / Teatro Stabile del Veneto
Produzione esecutiva e distribuzione Aldo Miguel Grompone
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“Quando ero più giovane me lo dicevano tutti i giorni con un dito ammonitore
‘Tu vivi sul filo del rasoio
Sei una candela che brucia da sotto e da sopra (…)’
Io brucio sempre
Persino quando voi pensate che io non faccia niente
Brucio più violentemente di quanto concesso e previsto
Brucio e non solo per me
Ma anche per dare
Fuoco e luce agli altri
Proprio come dagli altri ho ricevuto
Fuoco e luce
Ho la febbre
Sono una torcia vivente
Da una vita intera
Al ritmo sfrenato del mio canto
A volte un cantante sentimentale
A volte un vecchio ladro”
The Night Writer è un’autobiografia del pensiero dell’artista Jan Fabre, interpretato da Lino Musella. Un flusso di riflessioni, pensieri sull’arte e sul teatro, sul senso della vita, sulla famiglia, sull’amore e sul sesso, dai vent’anni del giovane ambizioso, autoironico, sempre fortemente determinato Jan Fabre, sino alla maturità dell’artista noto oggi in tutto il mondo.
Il testo comprende diverse pagine dei diari personali di Fabre, raccolti nei due volumi del ‘Giornale Notturno’, pubblicati in Italia da Cronopio; e brani tratti da: ‘La reincarnazione di Dio’, ‘L’Angelo della Morte’, ‘Io sono un errore’, ‘L’imperatore della perdita’, ‘Il Re del plagio’, ‘Corpo, servo delle mie brame, dimmi…’, ‘Io sono sangue’, ‘La storia delle lacrime’, ‘Drugs kept me alive’.
“La lettura del diario ci introduce alle molteplici, contraddittore e intriganti sfaccettature di Jan Fabre, che si rivela di volta in volta visionario, disarmante e scaltro, pungente e commovente, provocatorio ed esitante, sovversivo e orgoglioso della propria tradizione figurativa fiamminga. (…) Emerge poi un’evidente e significativa discrepanza tra la vita del giorno, ricca comunque di impressioni, sensazioni, lavoro, performance, mostre, progetti e quella – se possibile ancora più intensa – della notte, intima, lacerante, sconvolgente, colma di furia creativa, ora meditativa, ora “sanguigna”. L’affermazione di una curiosità senza limiti e di un’inesauribile energia ruotano già in queste pagine intorno al ruolo del corpo, un corpo che è nel contempo spirituale e materiale, culturale e viscerale, sede del pensiero ma anche di sangue, urina, sperma, nucleo dell’eterno flusso di nascita-morterinascita. (…) Un ritratto al rosso profondo e coinvolgente.”
Franco Paris
Jan Fabre (Anversa 1958) è artista visivo, regista e autore teatrale. Da quarant’anni è tra le figure più innovative della scena internazionale. Ha esposto nei più importanti musei e istituzioni d’arte internazionali, dal Louvre a Parigi, all’Hermitage di San Pietroburgo, alla Biennale di Venezia. Tra i suoi lavori teatrali più recenti: “Mount Olympus. To glorify the cult of tragedy” del 2015 rappresentato in tutto il mondo; e l’ultimo “Belgian rules/Belgium rules”, che ha debuttato a Vienna a luglio 2017 dopo l’anteprima a Napoli. Il suo universo di uomo e di artista è svelato anche nei suoi scritti, e nei diari, raccolti in volume e pubblicati in Italia da Cronopio (‘Giornale notturno’).