L’ultima partita. La storia di Lou Gehrig
Officine della Cultura presenta:
OFFICINE FOYER – Stagione Primavera/Estate 2020
GuardaRoba – A TE COn
Giovedì 28 maggio – Domenica 31 maggio
L’ULTIMA PARTITA – LA STORIA DI LOU GEHRIG
di e con Mario Mascitelli
assistente alla regia Silvia Nisci
progetto patrocinato da Aisla – Fibs – Fondazione Chiesi Farmaceutici – Comune di Parma
produzione Teatro del Cerchio
Io, Io sono, Io sono un uomo, Io sono un uomo fortunato.
L’animo, lo spirito, la lotta, la sconfitta, l’eterno secondo, il sorriso al momento dell’addio. Tutto questo potrebbe riassumere la sintesi di uno spettacolo che vuole raccontare una storia vera, o meglio, più storie vere fatte di vittorie, difficoltà e rinunce. Lou Gehrig è stato uno dei più forti giocatori americani di baseball, nella sua carriera stabilì molti record, tra cui quello di giocare per ben 2130 partite consecutive. Figlio di due immigrati tedeschi, Lou approdò al baseball quasi per caso, contro il volere della madre che lo voleva ingegnere. Alla fine divenne un grande campione, anche se la sua squadra (i New York Yankee) schierava tra le sue file superstar come Babe Ruth e Joe Di Maggio, ma dovette ritirarsi giovanissimo a causa del sopraggiungimento di una malattia, la SLA, ribattezzata dopo quell’evento, morbo di Gehrig.
www.officinedellacultura.org
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Stiamo vivendo un cambio di paradigma. Non sappiamo come sopravvivrà lo spettacolo dal vivo. Sappiamo però che dobbiamo da subito cambiare molte cose – qualcosa abbiamo già fatto -, alcune rigirarle come un calzino. È quello che stiamo cercando di fare a Officine della Cultura. Il nostro impegno fino a questo momento è stato quello di mantenere un rapporto con il nostro pubblico attraverso i social, mettendo a disposizione i nostri archivi, con l’hashtag #iorestoacasa. Oggi sappiamo con certezza che per molti mesi non sarà ancora possibile incontrarci dal vivo, ma vogliamo esprimere tuttavia la volontà di farlo di nuovo. Con Officine Foyer, l’invito che vi rivolgiamo è quello di accoglierci nelle vostre case attraverso il telefono, il pc e la tv, ma con un atteggiamento di attesa, non di rassegnazione, attesa di (ri)aprire le sale, come fossimo tutti in un foyer immaginario aspettando il suono della campanella.