una co-produzione Officine della Cultura – Associazione Ritmi
con il contributo della Regione Toscana e del Ministero della Cultura – Direzione Spettacolo
La grazia del volgare
Amanda Sandrelli voce recitante
Anonima Frottolisti
Luca Piccioni liuto medievale, chitarrino, voce
Massimiliano Dragoni organistrum, carillon, percussioni antiche, salterio a pizzico, dolcimelo
Simone Marcelli organo portativo, clavicembalum, voce
Elisa Pasquini voce
Carla Babalegoto voce
La “rivoluzione” che spinse molti autori a sviluppare l’uso della lingua volgare nelle produzioni letterarie colte, tra XIII e XIV secolo, riveste, ancora oggi, uno dei momenti fondamentali della storia culturale occidentale. È Dante Alighieri, grazie alle sue opere, a raccontare questa fase in modo sublime: non solo con la scrittura di sua produzione ma attraverso l’influenza che egli stesso seppe elargire sui contemporanei in ogni forma d’arte. Così come nelle testimonianze letterali, anche la musica subì il fascino di questa innovazione. Tramite il francescanesimo, lo sviluppo della lirica francese, trobadorica e trovierica, le cantigas in Spagna e in Germania con le opere dei minnesanger, l’uso delle lingue “regionali”, divenne patrimonio universale di tutti i poeti a cavallo tra XIII e XIV secolo.
L’importanza di questi autori, spesso anonimi, risuona con forza nella letteratura occidentale. È Dante, nel Canto 26 del Purgatorio, tramite il Guinizzelli, introducendo il trovatore Arnaut Daniel, a spiegarne l’assoluta grandezza:
“O frate”, disse, “questi ch’io ti cerno col dito”, e
additò un spirto innanzi, “fu miglior fabbro del
parlar materno …
È proprio l’ideale del “Fabbro del Parlar materno”, la finalità del presente percorso, ovvero, la possibilità di descrivere la musica al tempo di Dante, attraverso le influenze della lingua volgare, “materna”, nell’uso pratico della musica.
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8ottobre2021La grazia del volgare
Stagione 2021-22 - | 21:15